I numeri del service in Italia al Service Day
In Italia tra il 2010 e il 2015 il mercato del service ha subito significative variazioni, a cominciare dal numero di riparatori indipendenti che ha subito una contrazione di circa il 10%. Anche la spesa media annua per la manutenzione dell’auto si è leggermente ridotta: dagli 800 euro del 2011 si è infatti passati ai 760 euro del 2015 (compresi Iva e pneumatici), con una riduzione più marcata tra il 2011 e il 2013 seguita da una timida ripresa negli anni successivi. Ad essere aumentato è invece il numero di autoriparatori che aderiscono a reti (affiliazioni di tipo soft franchise): su un totale di 22.500 riparatori indipendenti (anno di riferimento 2015), 9.000 sono quelli del tutto indipendenti e 13.500 quelli affiliati (il 60% del totale).
Tra i cinque major market europei analizzati, l’Italia continua ad essere il Paese dove la riparazione indipendente è numericamente più presente: 22.500 attività (esclusi fast fit, gommisti, carrozzerie, specialisti vetro), contro le 21.500 attività della Spagna (di cui il 42% in soft franchise), le 20.900 della Germania (60% soft franchise), le 14.400 della Francia (58% soft franchise), le 12.300 della Gran Bretagna (19% soft franchise).
Il minor costo della manodopera dei riparatori indipendenti determina la maggiore competitività di questi ultimi rispetto a dealer e riparatori autorizzati. Questo vale in tutti i Paesi analizzati, dove mediamente le tariffe di manodopera degli indipendenti risultano del 30-40% più basse rispetto a quelle dei dealer. L’Italia, in particolare, è il Paese dove le tariffe di manodopera dei riparatori indipendenti sono più basse, abbondantemente al di sotto dei 40 euro (Iva compresa). Anche a questo tema sarà dedicato un apposito workshop al Service Day di novembre. In tutti gli altri Paesi le tariffe sono significativamente superiori, con punte in Germania (70 euro) e UK (sopra gli 80 euro). Per il nostro Paese è prevista una flessione dei passaggi in officina dal 2014 al 2020, ma tra il 2020 e il 2025 potrebbe esserci una “ripresa” della domanda di assistenza, con un fatturato che nel 2025 dovrebbe raggiungere i 16 miliardi di euro complessivi (manutenzione, riparazione, pneumatici).
Per quello che concerne le reti autorizzate invece, dopo anni difficili, che hanno portato alla chiusura di un gran numero di concessionari e punti assistenza, dal 2020 in avanti la quota di mercato degli autorizzati potrebbe tornare a crescere, spinta anche dall’incremento della quota di auto ibride ed elettriche e dalla massiccia diffusione della telematica/connettività. In Italia la quota di mercato dei dealer era del 16,1% nel 2015 e, secondo le previsioni, si abbasserà al 14% nel 2020 per poi risalire al 20,5% nel 2025. Trend analogo per i riparatori autorizzati: dal 13,3% di quota di mercato nel 2015, passeranno al 12,9% nel 2020 per poi risalire al 15% nel 2025.
Nel lungo termine (2025) le officine indipendenti, secondo i dati ICDP, che saranno oggetto di analisi al Service Day, potrebbero dunque perdere quote di mercato, pur continuando a detenere la stragrande maggioranza del market share (64,5%). Se tuttavia si restringe l’analisi al 2020, gli indipendenti passeranno dal 70,6% di quota di mercato del 2015 al 73,1% del 2020. Nell’immediato non sembrano quindi esserci dubbi sulla “buona salute” della riparazione indipendente. Negli altri Paesi europei, come rilevato dall’analisi ICDP dello scorso anno, il “peso” dei dealer in termini di quote di mercato sarà sempre più significativo. In Germania, in particolare, toccherà nel 2024 il 50,9% (nel 2014 era al 49,4%), mentre in Francia arriverà nel 2024 al 30,3% (+1,8% sul 2014), in Spagna al 31,7% (+4,7% sul 2014) e in UK al 37,3% (+5,8% sul 2014).